Nel 2022 è stato detto no al Raddoppio dei Fringe Benefits.

Nonostante la proposta di alcuni parlamentari riguardo a degli emendamenti alla Legge di Bilancio 2022 per rendere basilare la detassazione dei fringe benefits fino a 516 euro l’anno, questi interventi non hanno trovato spazio all’interno della Manovra. Si tratta sicuramente si un’opportunità per sostenere le imprese che vogliono investire nel welfare aziendale non sfruttata a fondo.

 

Nelle settimane antecedenti l’approvazione delle Legge di Bilancio 2022 si era ampiamente valutato il “raddoppio” dell’importo dei fringe benefit detassati, al fine di permettere alle aziende di fornire ai loro dipendenti una varietà di servizi di welfare aziendale per un valore massimo di 516,46 euro, il doppio rispetto ai 258,23 euro già previsti dalla normativa, ma totalmente esenti da tassazioni.

Gli emendamenti, promossi a gran voce da svariati parlamentari appartenenti a diversi dei maggiori partiti non hanno però avuto terreno fertile all’interno della Legge.

LE PMI e i fringe benefits

La decisione della non-riconferma della misura – oltretutto già provata e sperimentata ampiamente del 2020/2021 è sicuramente un’occasione mancata.

Ai fringe benefits appartengono servizi e soluzioni come ad esempio card acquisto, buoni benzina, polizze assicurative e voucher per visite mediche specialistiche, per questo costituiscono uno strumento facile da utilizzare ed estremamente utile per le aziende ed i lavoratori. La modalità di utilizzo attraverso i voucher o i buoni cartacei o digitali consente a molte imprese, specialmente alle più piccole, di sperimentare semplicemente e senza troppe complicazioni i vantaggi del welfare aziendale.

Come è ormai stato acclarato ampiamente, molte aziende non hanno la possibilità di adottare interventi di welfare aziendale a causa delle loro dimensioni, di alcune difficoltà organizzative o, semplicemente, della scarsa conoscenza di un tema che necessita essere analizzato e  compreso nella sua complessità. In questo i fringe benefit si distinguono come un metodo semplice ed immediato per avere un primo contatto con il welfare aziendale, iniziando così a comprendere le sue potenzialità a tutto tondo.

Scopriamo i vantaggi sul fronte economico:

Questo intervento sarebbe stato inoltre un’opportunità economica per il sistema Paese non indifferente. Le somme che i datori di lavoro decidono di destinare al welfare aziendale vanno infatti ad integrare la classica retribuzione ma, al contrario di questa, non possono diventare risparmi e come regola devono essere spese dai lavoratori entro l’anno fiscale di riferimento.

Lo spostamento in avanti della soglia di deducibilità dei fringe benefit avrebbe quindi potuto dare una vera e propria accelerata ai consumi, generando così anche un ritorno per lo Stato. Secondo recenti studi infatti, il raddoppio avrebbe permesso di generare consumi aggiuntivi per una cifra che oscilla tra i 1,6 miliardi e i 4,1 miliardi l’anno, permettendo così allo Stato di “recuperare” attraverso l’IVA tra i 346 milioni di euro e i 547 milioni di euro l’anno.

Questi strumenti hanno di fatto anche qualche limite, sono infatti la componente del welfare aziendale che meno ha a che fare col welfare in senso stretto. I fringe, come detto, sono di norma utilizzati come accessori che vanno ad integrare la normale retribuzione; è decisamente più raro che tramite essi si acquistino servizi concernenti istruzione, sanità o assistenza per anziani e bambini.

Questo è però soprattutto causato dal limite di 258 euro, sicuramente con un importo più alto sarebbe possibile accedere più facilmente a misure alternative le quali richiedono spesso e volentieri cifre più significative di quelle necessarie per acquistare voucher. Alzando la soglia di deducibilità, lavoratori e imprese avrebbero un incentivo in più ad investire nel welfare, e di conseguenza i fornitori di servizi avrebbero gli estremi per ampliare l’offerta disponibile.

In un momento storico così complesso e incerto sarebbe dunque stato importante per i lavoratori poter contare su maggiori risorse economiche da spendere in servizi di natura sociale.

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