L’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 ha inciso pesantemente sull’economia italiana, soprattutto sul segmento industriale prevalente nel nostro tessuto imprenditoriale, le Piccole e Medie imprese (PMI).

L’esperienza di questi mesi ha provocato pesanti conseguenze economiche, molte aziende hanno dovuto affrontare cambiamenti significativi nell’organizzazione e nel business, modificando l’ordine delle priorità aziendali e sconvolgendo il modo di lavorare ma ha anche mutato i valori di riferimento all’interno dell’impresa.

La crisi ha cambiato la cultura di gestione dell’azienda, salute e sicurezza sono diventati elementi centrali e il welfare aziendale si è affermato come leva strategica per affrontare l’emergenza e la ripresa sostenibile del paese, è questo che rileva il rapporto di Welfare Index PMI 2020 che ha cercato di analizzare l’impatto della pandemia sul tessuto imprenditoriale del nostro Paese e, in particolare, i suoi effetti sul fronte delle politiche di welfare aziendale.

Il rapporto annuale ha evidenziato come le imprese, nonostante le difficoltà, si siano proposte come soggetti sociali oltre che di mercato e nell’emergenza abbiano costituito un punto di riferimento per la comunità, intraprendendo iniziative di sostegno sociale, modificando l’organizzazione del lavoro per favorire la conciliazione con le esigenze di vita familiare dei dipendenti (flessibilità oraria, erogazione di permessi, smartworking), dando un sostegno economico ai lavoratori (bonus aggiuntivi, aumenti temporanei di stipendio, sostegno a spese straordinarie, servizi di supporto alle famiglie) e diramando misure e protocolli di sicurezza aggiuntivi alle norme pubbliche.  

Non solo, l’aspetto che più testimonia la consapevolezza del ruolo sociale assunto dalle imprese durante questo periodo è l’impegno verso la comunità esterna. Donazioni monetarie, erogazione di beni e servizi, iniziative a sostegno della ricerca scientifica e del sistema sanitario, attività di informazione e formazione della comunità locale, molte aziende si sono prodigate per offrire contributi e servizi alla comunità, assumendo responsabilità verso il contesto in cui quotidianamente operano. Sono state tante le PMI che, rispondendo all’appello lanciato dalla Protezione Civile, hanno deciso di riconvertire le loro linee produttive per realizzare mascherine e altri dispositivi di protezione individuale.

Alla luce di queste considerazioni si può affermare che da questa emergenza il welfare aziendale ne uscirà rafforzato. È stato osservato che le aziende con un welfare più maturo abbiano avuto una maggiore capacità di reagire all’emergenza, contribuendo a mitigarne l’impatto e, in generale, che le azioni di welfare abbiano tutto sommato prodotto effetti positivi e soddisfacenti per la maggior parte delle aziende.

La crisi ha generato nuove consapevolezze tra i soggetti aziendali coinvolti, imprenditori e manager hanno colto le fragilità di un impianto commerciale esposto a minacce socio-ambientali e hanno compreso come l’attenzione al benessere organizzativo (a cominciare dalla salute e sicurezza aziendale) sia l’obiettivo chiave da intraprendere per l’accrescimento dell’azienda, si è inoltre diffuso un interesse crescente da parte dei lavoratori a ricevere servizi di welfare aziendale, fattore che potrà contribuire all’incremento futuro delle azioni di welfare aziendale.

A ciò si aggiunga il fatto che moltissime aziende quest’anno faticheranno a raggiungere il premio di risultato prefissato per cui il welfare aziendale potrà essere un ottimo strumento compensativo per le aziende per mostrarsi vicine ai propri collaboratori e premiarli per gli sforzi fatti.