Buoni Pasto: tutti i lavoratori ne avranno diritto?
Tempi difficili per chi lavora in Smart Working, l’impatto del Covid-19 si fa sentire di nuovo. Molte Aziende hanno adottato la Cassa Integrazione come strumento di offensiva alla crisi, e pare che ora anche i Buoni Pasto siano sul lastrico per molti lavoratori.
“Vi sono casi nei quali è l’accordo integrativo aziendale ad escludere i lavoratori agili dal godimento di questo benefit. In questi casi, quindi, a questi dipendenti non viene legittimamente riconosciuto il buono pasto”. Sebbene non vi sia alcun divieto al riconoscimento dal buono pasto a chi lavora in smart working, nella prassi – osserva Anseb, l’associazione delle società emettitrici di ticket.
A oggi però, tutti i lavoratori agili sono a casa, cosa che non si prevedeva prima dell’emergenza. La loro rinuncia al buono pasto infatti era comunque colmata da una forma di Welfare Aziendale che conciliasse lavoro e vita privata.
“La questione è certamente all’attenzione delle imprese che certamente hanno diritto a non riconoscere il buono pasto se regolamentato da accordi collettivi, ma è altrettanto vero che le precondizioni dell’accordo sono saltate e così come per esempio cambiano le prassi sulle firme dei documenti che vengono apposte anche in digitale, potrebbero cambiare le regole d’ingaggio a favore dei lavoratori” – dice Emmanuele Massagli, presidente di Anseb.
Anche tra i parlamentari se ne discute, c’è chi sta cercando di far sì che vengano riconosciuti i buoni pasto anche ai dipendenti in cassa integrazione che – solitamente – ne sono esclusi. Necessario sarebbe, sostenere i redditi più bassi almeno per quanto riguarda i beni di natura essenziale.
“La situazione – continua Massagli – è delicata. Da un lato la cassa integrazione serve a salvare posti di lavoro e quindi tutela aziende e occupati, dall’altro c’è un bisogno oggettivo di consumare delle persone. I datori di lavoro possono decidere in autonomia di continuare a erogare i buoni pasto, ma è difficile che la politica possa intervenire in questo senso: anche degli incentivi sarebbero molto costosi. Ciascuna PA, dunque, assume le determinazioni di competenza sull’attribuzione del buono pasto ai dipendenti in smart working, previo confronto con le organizzazioni sindacali”.
A discrezione delle Aziende dunque, laddove non predominasse la presenza di un sindacato forte.
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